Laura allo Specchio – dedicato a Laura Betti e Pierpaolo Pasolini

Progetto di Concerto Spettacolo ideato e interpretato da
FATIMA SCIALDONE -testo teatrale di Fernando Pannullo-

“DEDICATO A LAURA BETTI ” nasce da un incontro di tanti anni fa al Teatro Libero di Palermo.
Eravamo in scena nello stesso spazio, io con un testo di V. Havel , e lei, Laura, con “Una disperata vitalità” di Pasolini.
Mi vide, ci parlammo e mi invitò a Roma per darmi  “degli spartiti di canzoni…….”  le ricordavo  qualcosa di lei……di un tempo…..
Andai.
Erano gli spartiti completi di  “GIRO A VUOTO” spettacolo che fece storia, con le canzoni scritte per lei da Pasolini, Arbasino, Fortini, Flaiano.
Disse di imparare bene la memoria, mi diede un disco , e poi sarei dovuta tornare.
Tornai.
Le piacque come cantavo, mi raccomandò di non ingrassare…
Perché era importante restare con quella immagine e quella voce per cantare quel repertorio a lei tanto caro e per me così prezioso.
Sono passati tanti anni.
Ora sono pronta..

Il progetto ha questo antefatto personale e nasce ad un anno dalla scomparsa di Laura Betti (31 Luglio 2005).Purtroppo  non si è potuto realizzare lo scorso anno.
Ma grazie al Ministero degli Affari Esteri, e sopratutto all’Ambasciata d’Italia a Belgrado- con l’Istituto Italiano di Cultura- lo spettacolo ha avuto una “anteprima internazionale” A Belgrado, al “CENTRO CULTURALE STUDENTESCO SCK”.

Completamente tradotto nel testo e nelle canzoni in serbo, ha avuto un successo incredibile.
Gli arrangiamenti musicali sono di Francesco Bancalari.
Sono molto onorata della presenza alla chitarra del grande Fausto Mesolella, che dal vivo improvvisa e elabora una collaborazione  musicale di raffinata esecuzione.

Non è una commemorazione, ma vuol essere un Concerto Spettacolo ispirato a
“GIRO A VUOTO”, spettacolo fatto di canzoni teatralizzate scritte per lei da Flaiano, Arbasino, Moravia e Pasolini..
Sarà la riscoperta di un repertorio che era di avanguardia allora, e che ancora oggi è attualissimo, dal punto di vista musicale, cinematografico e drammaturgico e di costume; una riproposta di temi, personaggi musiche ed immagini che hanno segnato gli anni ‘60” e che alla distanza di tempo assumono la luce del Mito, un omaggio dovuto ad una delle personalità più ricche, poliedriche e controverse della nostra cultura e del nostro spettacolo italiano.
Laura e Pierpaolo poi… il racconto piccolo e sentito di  una storia che Laura racconta
così come io la riporterò…..
Laura Betti è stata promotrice di questa cultura nel mondo.
Nel mondo, in Europa ed in Francia soprattutto ebbe riconoscimenti prestigiosi.

Scritto da Fernando Pannullo da un’idea di Fatima Scialdone arrangiamenti musicali di Francesco Bancalari con la partecipazione straordinaria alla chitarra di Fausto Mesolella

Una donna è davanti allo specchio. Laura Betti. Novello Narciso, si ammira, ammicca, sorride, si gira, rigira, si spoglia, si veste, si interroga, si esalta, si confessa, parla del suo presente, del suo passato. E’ giovane , vitale,( siamo negli anni sessanta), è determinata a costruirsi un futuro, a porre basi solide per un futuro artistico esplosivo. E’ diventata un personaggio arcinoto, strombazzato ironicamente sui giornali, accettato con benevolenza in una ampia cerchia di amici intellettuali,e che intellettuali!. Nientepopòdimeno che il gota dell’intellighenzia dell’epoca: scrittori, giornalisti, poeti, musicisti. Hanno coniato per lei termini come  “giaguara”, cantante della dolce vita”.

È prepotente, sexy, sfacciata. E’ un ‘ossimoro vivente”, dice qualcuno. Generosa e strafottente, umile e battagliera… Un personaggio , che lei arricchisce giorno per giorno con connotazioni nuove, stupefacenti,e produce nuovi pettegolezzi, nuovi scandali. E’ anticonformista, protofemminista, e comunista per giunta, usa un linguaggio sboccato. Apriticielo! Ce n’è abbastanza per essere invisa al perbenismo dell’epoca. E nonostante tutto il can can che suscita, sa di essere una borghese e decisa a restare una borghese. “ E’ perfettamente dentro il boom di quegli anni, ne è un prodotto, un emblema”.
Ha qualche perplessità sulla sua identità futura. La turba il fatto che il “ personaggio” anticonformista che cerca di imporre al mondo possa starle un po’ stretto in seguito,  teme che la faccia etichettare in un “certo modo” e che non riuscirà più a scrollarselo di dosso, quel personaggio. Ma non ha paura ,se la ride, non si può ipotecare niente, la vita va inventata giorno per giorno.” L’oggi , l’oggi.. il domani chissà? Il futuro nel limbo dei desideri” .

È felice. E’ in un momento di svolta della sua vita. Si è imposta, con uno spettacolo tutto di canzoni, a teatro, uno spettacolo da lei voluto con caparbietà e passione, perseguito per mesi, con richieste pressanti, piccoli ricatti, scenate, finanziato con l’aiuto degli amici del jet set letterario.. Le canzoni sono state scritte per lei dai più prestigiosi “cervelloni”: Moravia  e Pasolini in testa, poi Arbasino, Parise, Soldati, Mauri, Flaiano, Leonetti e Marinuzzi, Nebbia, Umiliani, Carpi ecc.. Tutti coinvolti nel calderone  di “Giro  vuoto” con la complicità di Filippo Crivelli ..”

È ne più né meno, la Mina degli irriverenti- scrive Fofi – Mina piaceva agli intellettuali non essendo un intellettuale; Laura Betti piaceva agli intellettuali essendo un intellettuale.” Scoppia d’orgoglio. E’ la prima One-women–show italiana, ha inventato una forma-cabaret  sconosciuta da noi, anche se praticata da tempo in Francia. E si parla addosso, ne parla col suo “doppio”  nello specchio. E ci rivela di un ‘altra svolta importante della sua vita. L’incontro con Pier Paolo Pasolini, un “veneto” nato a Bologna, che  entra quasi di soppiatto nella sua vita  e vi resta  condizionandola per sempre. Lei diventa , in brevissimo lasso di tempo, la sua” moglie non carnale”, è ancora lontano il tempo in cui sarà definita la “ vedova Pasolini”. Trascorrono anni in un rapporto complicatissimo: litigano come due coniugi, si riappacificano come innamorati, cementano tra tempeste e schiarite la loro “ amicizia”, un legame che ha darà frutti notevoli sul piano artistico. E non si poteva non accennare, anche se solo su un piano onirico, al seguito  drammatico delle due vite , unite nelle vita e nella morte.
Un cauchemar  premonitore catapulta Laura nell’oscura dimensione del sogno, anzi dell’incubo, ove , ” vive “  la fine tragica di Pasolini, col funerale e l’orazione funebre di Moravia a Campo dei Fiori.
Lo spettacolo ha la struttura del monologo ( in senso stretto  all’inizio, poi, monologo-dialogante), ed è continuamente interrotto, intersecato dalle mitiche canzoni del “ Giro  vuoto” ; non c’è soluzione di continuità tra parola e canto, in una amalgama che coinvolge in modo accattivante, anche se il distacco ironico, mutuato dal modello interpretativo originale, stempera malinconie, inquietudini e talora “ anche l’annuncio di qualche disperazione”.
Gli elementi di supporto al racconto scenico semplici ed essenziali: uno specchio, fulcro dello spazio-memoria; un grappolo di telefoni di vari colori, filtro del rapporto estroverso e provocatorio con gli “altri” (gli amici, gli scrittori, il regista), e un pianoforte, che accompagna l’esecuzione delle canzoni, con l’ausilio di un musicista-partner.

(Fernando Pannullo)

TEATRO: LAURA BETTI RIVIVE CON FATIMA SCIALDONE / ANSA
MONOLOGO MUSICALE IN SCENA A ROMA A DUE ANNI DA MORTE
ROMA

(ANSA) – ROMA, 22 lug – (Maurizio Giammusso) – Si faceva chiamare ‘La giaguara’, ostentava sensualità e vantava l’amicizia di tutti gli scrittori famosi; il suo volto, la sua voce, le sue parole alla distanza sono un’immagine nitida dell’Italia di trenta-quaranta anni fa. E’ Laura Betti, donna e artista, cantante e musa ispiratrice di poeti quella che rivive in scena grazie a Fatima Scialdone e al suo “Laura allo specchio”, che ha debuttato al Fontanone di Roma ieri sera. Lo spettacolo non ha nulla di celebrativo, ma serve anche a ricordare Laura Betti a due anni dalla scomparsa, ad appena 70 anni (31 luglio 2004). Scritto da Fernando Pannullo, è un bell’a solo femminile: la Scialdone è in scena con un pianista e un chitarrista (Fausto Mesolella, degli Avion travel) e per quasi cento minuti canta e racconta, recita e interpreta. Ci ricorda che Laura nasceva come cantante jazz a Milano fine anni ’50 e che del 1958 e’ lo spettacolo “Giro a vuoto”, dal quale é estrapolato il repertorio musicale dello spettacolo. Già presentato in anteprima all’Ambasciata d’Italia a Belgrado, ‘Laura allo specchio’ nasce anche dal ricordo di un incontro di tanti anni fa al Teatro Libero di Palermo. “Laura mi vide – racconta la Scialdone – volle darmi degli spartiti di canzoni. Le ricordavo qualcosa di lei di un tempo già lontano. Erano gli spartiti di ‘Giro a Vuoto’ spettacolo che aveva fatto storia.” Ed ora quelle canzoni rivivono, inquadrate in un racconto leggero ed emozionante, in un palcoscenico ove campeggia un pianoforte, in mezzo a pochi elementi funzionali: uno specchio, una sedia, un divano rosso, un grappolo di telefoni La Scialdone opportunamente non cerca alcuna verosimiglianza, si tiene lontana da qualsiasi tentazione di imitazione. Per lei Laura Betti è una voce e un volto, il crocevia di cento storie e qualche pettegolezzo, le citazioni di Flaiano, Arbasino, Fortini, Moravia; le musiche di Nebbia, Carpi e qualche altro. Con lei Laura Betti è anche un corpo sottile e provocante nella calzamaglia nera, che andava di moda negli anni Sessanta; una voce fonda, che all’occasione sale verso l’acuto; poesie che diventano canzoni o si trasformano in racconto. Fra tante storie accennate, tanti personaggi coinvolti, spicca naturalmente il nome di Pier Paolo Pasolini, l’amico, la guida intellettuale, il compagno quasi di una vita; soprattutto “l’amore impossibile”. Gia affermata nella canzone (e non solo in Italia, Parigi l’applaudiva) e poi nel cinema (da ‘La dolce vita’ a ‘Novecento’), Laura si innamorò a prima vista di Pier Paolo, pur conoscendo la sua omosessualità. Lui ricambiò a suo modo, ma certo non poté essere né amante, né marito. La loro fu dunque una storia d’amore molto speciale, che nello spettacolo è evocata con leggerezza e precisione, trattata non come un pettegolezzo, ma come la fonte per entrambi di molta energia affettiva: quella che che lo spettacolo evoca con forza. (ANSA).